Pisacco, un bistrot per catturare i piaceri della Milano bene

Ci colpisce subito, quando andiamo al Pisacco. La clientela. Gente dal gusto sicuro, che sa bene perché si trova lì. Sono tutti dei professionisti, avvocati e commercialisti, imprenditori e architetti, persone che sanno apprezzare un piatto, la materia prima, il servizio, il concetto. Difatti vengono qui perché esigono, pretendono e sanno che ricevono esattamente quello che chiedono.
La sera, oppure nei fine settimana, vedi arrivare anche modelle e studentesse, insomma un bel mix di persone che vogliono star bene e mangiare altrettanto. Pisacco è il posto ideale per loro. D’altronde è l’unico bistrot autentico della città, ovvero un locale immediato, veloce, con dei piatti poco elaborati, diretti, ovviamente preparati con delle materie prime di livello assoluto. Di altissimo livello anche il direttore, Alessandro La Cava: ha la sensibilità giusta per un posto e una clientela del genere. Già che ci siamo. Spesso la parola bistrot è vuota, priva di significato e di contenuti. In Italia si usa a sproposito, svilendo il concetto. Qui invece no. Piccola aggiunta: qualche anno la Via Solferino era triste, deserta e priva di charme. Poi sono arrivati Andrea Berton&soci e come per incanto la situazione si è rovesciata radicalmente: seguì il Dry, sempre di proprietà dello chef friulano assieme ai suoi partner storici. Niente fu come prima, oggi trovi un locale incollato all’altro. Tornando al Pisacco, dal primo di settembre dell’anno scorso in cucina c’è Andrea Asoli, una stella Michelin al Venissa e poi per due anni al Chateau Monfort. Per alcuni può essere considerato un passo indietro, lui invece è convinto del contrario, perché lavorare con Berton lo stimola e lo motiva, difatti è carico come una molla. “Volevo un posto vivo, dinamico, giovane, con tanti coperti. In più, stare accanto ad uno chef come lui mi piace un mondo, si impara tanto, soprattutto dal punto di vista dell’organizzazione, a volte ho la sensazione di essere un manager”.
 Da parte sua, lo chef friulano aveva messo gli occhi su Asoli già da qualche tempo: “Mi informo sempre sui nuovi talenti, a me piacciono quelli che lavorano e basta, senza montarsi la testa. Andrea è uno di questi, ha entusiasmo, conoscenze, voglia, talento, una mano sicura, tutti mi parlavano bene di lui e va detto che finora conferma le belle parole che si sono spese per lui. Volevamo alzare ancor di più il livello del locale, con lui penso e spero lo si possa fare”. I menù seguono sempre la filosofia base di Berton, ovvero materie prime superlative, tecnica esemplare e concetti chiari: Asoli propone dei nuovi piatti, “il capo” approva. Il risotto giallo nero, ovvero zafferano e seppia, é stato il grande successo dell’autunno. Pare un piatto classico, calmo, rassicurante. Poi mescoli e tutta cambia. Il piatto diventa nero, nerissimo. Potente, potentissimo. Oscuro. Carnale. Eccitante. Frivolo. Adrenalinico. È nitroglicerina. Il sapore ti esplode sul palato.
Ora c’è un altro che farà sobbalzare la clientela: spaghetto cacio pepe menta e limone, un insieme di gusti che porta direttamente in paradiso. Non da meno lo spaghetto con pasta di patate, anche se più rilassante. Ci sono alcuni piatti prettamente femminili, altri più da “macho”: d’altronde l’idea è di accontentare tutti e soprattutto farli tornare. Zuppe, tartare, hamburger, fish and chips: il tutto a dei prezzi da trattoria di provincia, però in un contesto assai cosmopolita e sofisticato.
Piccolo suggerimento: provate di sedervi al banco. Puro Manhattan. 
Dominique Antognoni
 
Via Solferino, 148
Milano
Tel. +390291765472