Terrazza Triennale: Bistronomia d’autore

Restaurant with a view, era il titolo di una rubrica sul Financial Times. Leggevamo con un pizzico di invidia, perché Milano non poteva competere, per ovvi motivi: manca il mare e ancor di più gli spazi aperti, l’orizzonte è ovunque distante pochi metri.
Poi arrivò il ristorante di Felix Lo Basso sui tetti della Galleria e prese piede l’avventura di Stefano Cerveni alla Triennale.

Certo, uno spazio ristorativo c’era anche prima, però il livello era appena soddisfacente, nulla di così coinvolgente da meritare appieno il disturbo.
Mancava il tassello più importante, ovvero il menù che potesse andare di pari passo con la vista: eccoci, siamo diventati clienti fissi e affezionati.
Diciamolo subito, si mangia meravigliosamente, Stefano ha trovato in Matteo Ferrario il braccio destro perfetto: lo sa e gli lascia tutta la libertà del mondo. Le idee sono sue (di Matteo), la mano anche: è riuscito a far diventare la Terrazza Triennale un bistrot d’autore e non era affatto facile.


La sua mano è gentile, armonica, melodica, garbata; in più è calmo, rassicurante, sorridente, si muove senza scatti nervosi. Ha entusiasmo, i piedi per terra, si rende conto di avere di fronte una clientela esigente, perché il quartiere è abitato da gente che pretende, e tanto.
E’ il classico ritrovo della Milano bene, un po’ come lo era Bulgari all’ora dell’aperitivo e della colazione. Stessa gente benestante che pretende il massimo, anche se a volte con modi snob e antipatici. Certo, arriva anche gente solare e frizzante, desiderosa di emozioni e frivolezze, risate e confort: qui le trova, eccome.


Impossibile trovare un posto all’ora di cena, salvo prenotazione: la gran parte desidera un tavolo fuori, perché ti pare davvero di essere al Central Park, con la differenza che nel verde newyorkese non troverai mai un piatto come il fagottino ripieno di pecorino, con accanto la tartare di gamberi di Mazara: è scenico, di una delicatezza vibrante, talmente buono che il suo profumo ti accompagna per gran parte della cena.

Sapori pieni che sbocciano sul palato, ogni morso è felicità pura, regala scintille di piacere, pare creato appositamente per una donna elegante, raffinata e sorridente che se lo gusta con gesti lenti e sognanti in una bella serata fresca e con la luna. Si, è un piatto da donna, così come il tonno “legato” alla caponata può essere considerato maschile, perché corposo, robusto, forte, complesso.


Vi suggeriamo altri due piatti armoniosi come una sinfonia: la spigola marinata con lime e peperoncino, con piccoli bocconcini di avocado accanto e il sesamo nero,

poi la crema tiepida di burrata, ostriche (Amelie, per la cronaca), caviale e cipolla agrodolce.


Salite qui e cercate di catturare i piaceri, è da lì che viene il brivido…

(Di Dominique Antognoni)

Terrazza Triennale
Viale Alemagna Emilio, 6
20121 Milano
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