Al Pont de Ferr riparte da Luca

Durante questi tre mesi di lockdown ho pensato spesso a quale sarebbe stato il posto dove sarei voluta andare una volta che la situazione si fosse risolta, e nella mia mente ritornava il solito nome: Autem.

Mi era capitato piu’ volte di vedere i piatti del giovane Chef pistoiese sulle bacheche di amici e critici gastronomici e ne ero piacevolmente rimasta colpita, però vuoi la lontananza dalla mia residenza, vuoi per impegni lavorativi, ho sempre dovuto rinunciarvi.

Purtroppo il locale di Langhirano ha risentito come tante altre attività di questa chiusura forzata, e così, a soli undici mesi dalla sua apertura, a maggio hanno comunicato che non avrebbero piu’ riaperto.

Sennonchè qualche giorno fa, con grande sorpresa per i piu’, lo stesso Luca Natalini annunciava sul suo profilo facebook l’inizio della sua nuova avventura a Milano, nientedimeno che nello storico Al Pont de Ferr.

Aperto nel 1986 da Maida Mercuri, imprenditrice e sommelier di grande cultura, il Pont de Ferr ha visto operare nelle sue cucine nel corso degli anni Chef del calibro di Matias Perdomo (che proprio qui prese la prima stella Michelin nel 2011), Vittorio Fusari, simbolo della Franciacorta, ed infine lo Chef Ivan Milani, fautore di una cucina che spaziava da piatti della tradizione a rielaborazioni che strizzano l’occhio all’Oriente.

Insomma l’occasione era troppo ghiotta per me per non assaggiare finalmente la sua cucina, avendolo adesso praticamente sotto casa.

Io e il mio accompagnatore abbiamo scelto due percorsi differenti, lui un menu tradizionale, mentre io ho optato per un percorso degustazione chiamato Follia, che riprendeva alcuni piatti nati proprio nella precedente esperienza parmense di Luca.

Come entrée ci è stata portata una crema di latte di cavolfiore fermentato servito con un mix di alghe, davvero piacevole vista anche la serata un po’ uggiosa, dell’ottimo pane fatto con lievito madre, grissini friabili e una specie di pan brioche morbidissimo al curry e curcuma, accompagnato da burro salato.

Il mio antipasto consisteva in un’ostrica, 7 tipi di erbe,battuto di cavallo e il suo fondo. Il piatto risulta davvero incredibile e la ferrosità della carne si sposa perfettamente con la sapidità del mollusco.

Nel menu’ tradizionale invece, troviamo un vitello tonnato, con la carne cotta perfettamente e la salsa delicata e per nulla invadente fatta al sifone.

A seguire anguilla affumicata, insalatina di radicchio amaro condita con una vinaigrette di tosazu, e delle deliziose lumachine cotte nel coccio leggermente piccanti servite con una soffice crema di patate e foglie d’oro, una fantastica e ben riuscita rivisitazione della lumache alla bourguignonne.

Arriviamo ai primi: ravioli ripieni di ossobuco in gremolada conditi con una salsa degli ossobuchi stessi, mentre per me la famosa pasta in bianco…

La pasta in bianco di Luca è qualcosa che tutti gli amanti dei sapori che richiamano l’affumicato dovrebbero provare. Delicata, avvolgente, ne avrei ordinata almeno un altro paio d’etti. Gli ingredienti? Vermouth alle prugne, burro, miele, aceto. Orgasmica.

Come secondo del menu tradizionale un’ottima tagliata, cotta come piace a me, e crema di patate.

Mentre per il menu degustazione un piccione cotto in carcassa (fantastico il fatto che lo mostrino a cottura ultimata prima di porzionarlo) con una confettura di amarene, ciliegie e salsa al gin. Non sono amante di questo tipo di carne, ma dire che fosse deliziosa è davvero riduttivo.

A seguire un predessert fresco e piacevole, fragoline con la loro salsa e per concludere un tiramisu’ per il mio accompagnatore ed una tartelletta ai lamponi, basilico e crema al limone, apprezzata tantissimo per la sfoglia sottile e croccante.

La cena è stata accompagnata da Prosecco Nino Franco Rustico.

Posso solo dire che avevo alte aspettative da questa cena, e sono state ampiamente soddisfatte. La gentilezza della padrona di casa, le spiegazioni dei piatti dati dal personale di sala e dallo Chef in persona, che spesso completava i piatti direttamente al tavolo raccontando il motivo degli abbinamenti scelti, è un valore aggiunto davvero grande, perché accompagna il commensale ad una degustazione ragionata.

Sono sicura che Maida  Mercuri abbia fatto una scelta azzeccata con Luca, dotando il locale di uno Chef eclettico, che non smette di sperimentare pur continuando a portare avanti una cucina tradizionale che tanto ha fatto grande questo storico angolo meneghino.

(Di Viviana Spagnuolo)