Milano: “I mori”, le montagne russe di Misha Sukyas

Benvenuti alla roulette dei sapori, benvenuti nel nuovo parco giochi di Misha Sukyas,lo chef che punta quasi esclusivamente ad una cucina emozionale, proponendo un menu “extremely decadent”.

“C’è del porcellismo”, ripete spesso quando parla dei suoi piatti. D’altronde cosa potete aspettarvi da uno che in tivù ha un programnma che si chiama “Effetto wow”?
Basterebbe questo per farvi un’idea sul mondo di Misha e su quello che potreste trovare al ristorante I mori: e invece si tratta di una mera, scarna, breve e pia introduzione, perchè le sue combinazioni sono delirio puro, adrenalina continua, emozioni a raffica. Non puoi raccontarle, devi viverle.

Certo, aver lavorato per e con Marco Pierre White e Moshik Roth ti cambia la vita: l’inglese è stato unico nella sua geniale follia, il mago israeliano con sede ad Amsterdam è il massimo giocoliere ed esponente di un mondo che punta alla sorpresa continua, però Misha ha messo e mette tanto del suo, perchè due decenni di viaggi e permanenze in giro per il mondo fanno sì che possa superare i confini gustativi, inventandone di nuovi.
Prendete per esempio il suo tonno rosso con wasabi e cioccolato bianco: detta così pare una schifezza immonda e invece appena lo assaggi piangi di gioia, pregando di averne un altro. E’ una delle sue creazioni cult, quel tipo di piatto che assomiglia a niente ma che vorresti non finesse mai: ti sembra di essere sul rollercoaster, le montagne russe, un su e giù fantastico, un viaggio brusco e geniale, psichedelico e pirotecnico.

Contrasti violenti, piacevoli e sorprendenti: lo stesso possiamo dire del suo pesce spada con dashi di piccione, piatto che, per lo meno concettualmente, ti porta subito con i pensieri all’alta ristorazione.

Se andate al ristorante per una serata indimenticabile I mori è il posto che fa per voi, perchè i ravioli ripieni di baccalà sanno di carezza divina, lo spaghetto con le sarde ti riempie di profumi siciliani, le ostriche affumicate sono l’asso di dama che prende tutto.

Abbiamo elencato cinque piatti, sono alcuni dei nostri preferiti, ormai li conosciamo a memoria: siamo tornati più di una volta, sarebbe impossibile e impensabile non farlo diventare uno dei nostri punti di riferimento. Si, ci riconosciamo nella sua cucina, mai piatta e prevedibile, sempre sopra le righe ma sostanziosa, niente onanismo gastronomico fine a se stesso.
In ogni piatto incontri tante etnie e ricordi personali dello chef, tante culture e suggestioni.

Punta sull’erotismo, sulla sorpresa: ci riesce. Mescola da sempre risotto fritto e tuberi crudi, cioccolato bianco e tonno, maialino iberico e spezie libanesi, filetto danese e wasabi. Alcuni sono piatti che amerebbe un pazzo come Ozzy Osborne (la citazione appartiene ad un cliente affezionato), altri invece fanno parte della sua storia, vedi lo strudel di maiale. Gli ultimi non sono ancora in carta a I Mori, perché Misha è arrivato in corsa e per cambiare tutto ci vuole tempo.

Diciamolo subito, il ristorante si merita uno chef come lui e viceversa, le due parti sembrano perfette e fatte per incontrarsi. Volendo, I mori sono l’evoluzione del precedente bistrot di Misha, lo Spice, chiuso per via dei lavori alla metropolitana meneghina. Un post cool, chic, non impegnativo pur essendo elegante. Posto da milanese modaiola, da intenditori e da romantici della cucina: c’è tutto per considerarlo un preludio di una notte di fuoco. Il capogiro è assicurato, il suo menu è un eccitante infallibile, è carnale, frivolo, irriproducibile. Siccome iI confine tra amore e appetito è assai labile, qui c’è da confondersi completamente.
A proposito: l’ostrica affumicata l’abbiamo ricordata in fretta, senza fermarsi sui gusti e sulle sensazioni provate. Intanto, non la si trova da nessun’altra parte a Milano. “Solo chi ha vissuto in Asia può proporla”, dice lo chef. Prepararla è facile, in più ti puoi sbizzarrire all’infinito, la prossima che metterò in carta sarà con foie gras e mora, una libidine pazzesca. Si, c’è del porcellismo anche qui”.

Misha ha lavorato ovunque, da Amsterdam (“mi chiamavano Pinochet, ma non scriverlo”) a Londra, dall’Indonesia all’Australia, con chef pluristellati che lo hanno marcato, forgiato e gli hanno insegnato parecchio: per alcuni, vedi Moshik Roth e Marco Pierre White, nutre una autentica venerazione (come dargli torto?).
Padre armeno e madre milanese, un’educazione rigidissima, Sukyas sta andando spedito verso la piena consacrazione: si avvicina alla quarantina, l’età è quella giusta, il momento è maturo per il salto definitivo.
I Mori è un giocattolo formidabile dove tutti, dai clienti ai cuochi, dai camerieri allo chef, sembrano felici di trovarsi lì, lui per primo. Teatrale e vanitoso com’è, ama uscire spesso in sala e raccontare i piatti, il suo è uno show nello show, d’altronde lui è una star televisiva e si vede. Ama vedere lo stupore negli occhi dei clienti, sa creare dipendenza. E tanta.
Non perdetevelo.

Dominique Antognoni

I Mori
Via Archimede, 5

MILANO
Tel. 0284082531